Parliamo di ingranditori, ovvero di quello strumento che permette di trasformare uno scatto a pellicola da negativo a positivo su un foglio di carta sensibile e, come dice la parola, ingrandendolo. È uno strumento fondamentale per chi si vuole cimentare nella stampa bianco e nero analogica ma richiede uno spazio apposito in quanto è uno strumento ingombrante.
L’ingranditore è formato da una colonna a cremagliera dove scorre una testa formata da un box porta lampada, un condensatore o un box di miscelazione luce, come vedremo più avanti, un soffietto ed una lente a cui si aggiungono anche i filtri di gradazione. La luce dell’ingranditore viene proiettata su un piano dove poggia il marginatore che blocca il foglio di carta sensibile.
Gli ingranditori più diffusi si possono distinguere in due grandi famiglie:
Ingranditori a luce condensata
Ingranditori a luce diffusa (come quelli con testa color che venivano usati nella stampa della fotografia a colori)
Gli ingranditori a luce condensata usano come sorgente luminosa una comune lampadina a incandescenza opalina con attacco E27 da 220 Volt e possono essere da 100 o 150 Watt. Generalmente queste lampade hanno lo sgradevole effetto di riscaldarsi molto.
Gli ingranditori a condensatore hanno nella testa uno specchio posto a 45 gradi che proietta la luce della lampada verso il box dove alloggiano i condensatori, differenti a seconda del tipo di obiettivo montato e quindi al tipo di negativo che si intende stampare.
I condensatori quindi hanno il compito di convogliare la luce che risulta particolarmente dura, ciò implica che i granelli di polvere e le imperfezioni del negativo vengono amplificate in stampa risultando nella forma di puntini bianchi che vanno poi rimossi con l’opera di “spuntatura” una volta che la stampa è asciutta.
Oltre alla sorgente luminosa e ai condensatori, l’ingranditore si compone anche di un portanegativo, un cassetto per i filtri e un obiettivo da stampa generalmente con passo a vite 39.
Il contrasto negli ingranditori a luce condensata è ottenuto attraverso filtri in gelatina da porre nell’apposito cassetto o ricorrendo a filtri Ilford da apporre a valle dell’obiettivo. I filtri vanno da 00 a 5 con passi di mezza gradazione e in aggiunta si ha anche un filtro rosso inattinico, che blocca l’impressione della carta sensibile.
Gli ingranditori a luce diffusa utilizzano come sorgente luminosa una lampada da 12volt con relativo trasformatore. La luce invece di essere riflessa da uno specchio e concentrata attraverso il condensatore, finisce in un box di miscelazione che la rende morbida (ovviamente questo non ha nulla a che fare con l’incisione in fase di stampa). Eventuali granelli di polvere con questo ingranditore risultano meno evidenti
Gli ingranditori a luce diffusa con testa colore hanno al loro interno un filtro giallo, magenta e blu e sono comandati da un selettore che permette di variare l’intensità dei colori senza soluzione di continuità su una scala. In genere i bugiardini delle carte da stampa riportano le combinazioni di giallo e magenta per ottenere i gradi di filtratura, il blu non viene mai utilizzato e viene posto sempre a zero.
Per la stampa si usano ottiche apposite che vengono tenute in posizione da rondelle portaottiche fissate al soffietto. Per stampare il 35mm si usa di solito il 50mm, 80mm per i formati 6x4,5 e 6x6, il 105 per il 6x7 e il 150 per il 6x9.
Le marche di ottiche più blasonate sono la Schneider e la Rodenstock., ma esistono anche validissime ottiche Durst e Nikon. Più un ottica è luminosa e più facile sarà la messa a fuoco con il focometro, lo strumento che permetterà di visionare la grana della pellicola sulla carta e che quindi ci indicherà il fuoco perfetto dell’immagine proiettata. Generalmente in fase di stampa l’obiettivo viene chiuso di due stop o tre rispetto al valore di diaframma di massima apertura.
Generalmente all’ingranditore è anche collegato un timer che serve a dosare il tempo in cui la luce dell’ingranditore rimane accesa e impressiona la carta.