"Architetture, città, visioni - Riflessioni sulla fotografia" è un libro di Gabriele Basilico edito da Mondadori che ho acquistato e letto nelle poche ore che separano Milano da Roma viaggiando su un Frecciarossa.
Gabriele Basilico ripercorre la sua carriera di fotografo dalle prime esperienze fino alla sua maturità, il libro è del 2007 e quindi credo uno degli ultimi suoi lavori prima della sua scomparsa all'inizio di quest'anno.
Anche se Basilico parte da una fotografia di architettura che sembra non lasciare spazio alla forma artistica, ci tiene invece a sottolineare come
"uno dei compiti della creazione artistica consiste nel rendere visibile, scavando nella realtà e nell'immaginario, qualcosa che normalmente non si vede, che è come se fosse invisibile, ma che naturalmente in realtà esiste."
Egli ci parla di "lentezza dello sguardo", cioè di uno sguardo che mette a fuoco tutto e permette di cogliere ogni particolare, si rifà alla tradizione di Eugène Atget e Walker Evans.
Nel libro si coglie tutta l'evoluzione della Fotografia di Basilico, infatti egli stesso ammette come passa da una fotografia del drammatico, con toni più cupi ad una fotografia fatta di armonia anche nei toni. L'attrazione per l'abbandonato lascia spazio all'esplorazione dello spazio reale.
Un buon libro per capire il lavoro di un grande fotografo che è partito ad indagare l'uomo dalla misura dello spazio utilizzato, non siamo di fronte ad una pura fotografia di architettura ma questa supera la rigidità degli schemi e diviene un modo per guardare all'uomo e alla sua relazione con il suo habitat,