L'Italia è stato il Paese dei Comuni e delle Signorie, è stata testimone di uno splendido periodo che ha visto la rinascita delle arti e delle lettere che è seguito al Medioevo e che oggi chiamiamo Rinascimento.
Se c'è in Italia un evento che testimonia ancora quel periodo di signorie locali e di identità comunali questo è il Palio; non solo quello famosissimo di Siena ma anche tutti i palii e le rievocazioni sparsi per la penisola che sono testimonianza ancora oggi di culture locali. Sarebbe impossibile poterli menzionare tutti ed ognuno ha una sua peculiarità. Il Palio ha le sue regole, e i cittadini per un giorno non sono più gli abitanti di quella città ma i contradaioli di un solo quartiere che si riuniscono attorno ai lori colori.
Nella provincia di Novara c'è un Palio abbastanza giovane tuttavia, codificato solo nel 1947 e riguarda una corsa ma non di cavalli, come molti palii in giro per l'Italia, ma di asini: il Palio di Cameri, piccola cittadina vicino Novara.
Se il cavallo in un palio esprime il sentimento di forza e velocità, l'asino esprime quasi un sentimento goliardico e di tenerezza, si fa fatica a pensare ad una corsa competitiva come quella di Siena. Inoltre, se possiamo dire che del Palio di Siena conosciamo ed abbiamo visto moltissimo, di questo piccolo Palio degli asini non esiste una vasta documentazione iconografica ed è anche per questa ragione che un giovane fotografo locale, Stefano Strazzacappa, ha sentito il bisogno e la necessità di raccontarlo e raccontarcelo.
La mostra delle foto che Stefano ha scattato in occasione del Palio del 2014 a Cameri, ed oggi esposte presso la bellissima chiesa barocca di Santa Maria a Cameri fino al 20 settembre, sono l'occasione per farci vivere i momenti che precedono il Palio stesso. Con occhio sapiente ha voluto raccontare una storia umana dove l'amore per l'animale e la passione accompagnano la vita dei fantini e degli asini fin quasi a fondersi in un unicum dove uomo e animale sono un'unica identità: non a caso il titolo data alla mostra è "Giorni da Fantino".
Il fotografo ci mostra una storia che trascende il sentimento contradaiolo, egli si è soffermato su una storia universale, tipica di ogni contrada ed anche a questo si può ascrivere l'ottima scelta del bianco e nero dove i colori non sono più riconoscibili e rimane solo il messaggio stesso della Fotografia.
Come lui stesso indica, nel bel catalogo che accompagna la mostra,
"Queste fotografie sono un omaggio a tutte le persone che si impegnano a mantenere questa tradizione affinché continui ad emozionare una società che non ha più tanto tempo".
La mostra occupa una intera parete presso la Chiesa Santa Maria e vi sono un numero ragguardevole di foto a testimonianza del lavoro minuzioso che è stato svolto: è stata per me, che l'ho visitata ieri sera, una bella scoperta.