Ancora 4 cose sulle lenti

Ormai si avvicina il momento del primo scatto. Ancora una piccola attesa per la chiave a compasso con cui poter stringere la lente sulla piastra porta lente e poi si parte... a patto di stipare tutta l'attrezzatura in un capiente zaino.

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La volta scorsa ho parlato degli obiettivi per il grande formato. Oggi vorrei riprendere ancora alcuni brevi concetti che ho appreso approcciandomi a questo formato e andare oltre.

Primo punto: Per poter usare una lente su un banco ottico, la lente deve poter proiettare un'immagine almeno larga quanto la misura della diagonale del frame. Questo principio è alla base del fatto che una lente costruita per una reflex full frame possa essere usata su un corpo con sensore più piccolo ma non viceversa (a meno di non ritagliare l'immagine sulla misura del sensore stesso). La diagonale di una pellicola 4x5 misura 162mm, quindi una lente per questo formato dovrà coprire un cerchio con un diametro almeno pari a 162mm che sarà la misura minima che dovrà coprire. Su un 8x10 il diametro sarà 325mm e su una 6x6 80mm.

Secondo punto: La misura del circolo dell'immagine dipende dall'angolo di copertura che viene formato da due linee immaginarie che vanno dalla lente fino al cerchio di copertura. Questo angolo è determinato dallo schema ottico della lente. I grandangoli sono disegnati per avere un ampio angolo di copertura. 

Terzo punto: Il circolo dell'immagine sarà più ampio della misura del film. I movimenti di un banco ottico permetteranno di muovere il centro dell'immagine proiettata lontano dal centro della pellicola, ma se l'area della pellicola cadrà fuori dal circolo dell'immagine, uno o più angoli sarà tagliato. Questo effetto si chiama "vignettatura" e si ha quando una parte dell'immagine non riceve l'esposizione. Un circolo di immagine più largo della misura minima permette alla lente e al piano del film di muoversi indipendentemente, si potranno così fare aggiustamenti nella profondità di campo, nella forma dell'immagine e nell'inquadratura. Per esempio un 90mm f/8 per un 4x5 potrebbe avere un angolo di copertura di 100° e che quindi produrrà un circolo di immagine di 216mm con il fuoco all'infinito (soffietto alla minima estensione). Un 150mm f/5.6 ha un angolo di copertura di soli 76°, ma ha una distanza maggiore dal piano della pellicola e quindi produrrà un circolo d'immagine di 224mm. Poiché tutti questi circoli di immagine eccedono nel 4x5 la diagonale di 162mm, tutti questi obiettivi sono ammessi, ma nessuno di esso potrebbe essere ammesso su un 8x10 in quanto il diametro minimo sarebbe 325mm.

Quarto punto: Si definisce lente "normale" quella lunghezza focale che è uguale per approssimazione alla diagonale della pellicola. Sono così obiettivi normali un 50mm nel formato 35mm, 80mm nel 6x6, 150mm nel 4x5 e 300mm nel 8x10. Una strada veloce per trovare la lente equivalente nel grande formato è quella di moltiplicare la lunghezza focale di un 35mm per 3 per ottenere l'equivalente nel 4x5 e per 6 nell'8x10. Se invece si conosce la lente nel medio formato si moltiplica per 2 nel 4x5 e per 4 nel 8x10.

Il discorso potrebbe essere ancora lungo sulle ottiche ma credo che sia bene, almeno per i nostri scopi, fermare questi quattro punti. 

In difesa della pellicola... Da Martin Scorsese

Che il digitale sia ormai entrato nella nostra vita definitivamente nessuno si sognerebbe di metterlo in discussione. Tuttavia penso che ci sia ancora spazio per la pellicola e che anzi questa possa sopravvivere accanto al digitale senza problemi: in fondo i puristi del suono, ad esempio, non ascoltano ancora i vinili magari con impianti valvolari?

Rimango sempre molto meravigliato quando le nuovissime generazioni associano la fotografia al digitale e non alla pellicola, cosa che invece per me, che sono nato nell'età analogica, risulta normale. Tuttavia i tempi cambiano e l'evoluzione è inarrestabile, ma perché mai dovremmo abbandonare per sempre le pellicole? Questo dilemma non è solo della Fotografia, ma anche di un'altra nobile arte: il Cinema, che come la Foografia è stato travolto dalla rivoluzione digitale.

Eppure c'è ancora chi lucidamente si schiera a favore del mantenimento della pellicola e questa interessante analisi viene da Martin Scorsese, un regista che sicuramente conosce il mondo del cinema e delle pellicole molto bene: 

“Ci sono molti nomi per quello che facciamo: cinema, cinematografo, lungometraggi. E… film, pellicole. Ci chiamano registi, ma più spesso siamo chiamati filmmaker, autori di pellicole. Non sto suggerendo di ignorare l’ovvio: l’HD non sta arrivano, è già qui. I vantaggi sono numerosi: le videocamere sono più leggere, è molto più facile girare di notte, abbiamo molti altri mezzi a nostra disposizione per alterare e perfezionare le nostre immagini. E le videocamere sono molto più economiche: oggi i film possono essere girati con davvero pochi soldi. Perfino quelli di noi che continuano a girare in pellicola finiscono il film in HD, e i nostri film sono proiettati in HD. Quindi potremmo tranquillamente dire che il futuro è qui, che la pellicola è scomoda e imperfetta e difficile da trasportare e facile a rovinarsi e deperibile, e che è tempo di dimenticare il passato e dire addio – potremmo davvero farlo facilmente. Troppo facilmente.

Sembra che ci vogliano ricordare di contino che il cinema è, dopo tutto, un business. Ma il cinema è anche una forma d’arte, e i giovani che vogliono fare film dovrebbero avere accesso agli strumenti e ai materiali che sono stati le pietre miliari di questa forma d’arte. Si sognerebbe mai qualcuno di dire ai giovani artisti di gettare via pitture e tele perché gli iPad sono molto più comodi da portarsi appresso? Ovviamente no. Nella storia del cinema, solo una minuscola percentuale di opere che hanno definito la nostra forma d’arte non sono state girate in pellicola. Tutto quello che facciamo con l’HD è uno sforzo per ricreare l’aspetto di un film in pellicola. La pellicola, ancora oggi, offre una tavolozza visuale più ricca di quella dell’HD. E dobbiamo ricordarci che la pellicola è ancora la migliore maniera di conservare i film, l’unica a prova di tempo. Non abbiamo alcuna garanzia che l’informazione digitale durerà nel tempo, ma sappiamo che la pellicola lo farà, se adeguatamente conservata e curata.

La nostra industria, i nostri registi, si sono stretti attorno alla Kodak perché sappiamo che non possiamo permetterci di perderla, allo stesso modo in cui abbiamo perso molti altri produttori di pellicola. Questa notizia è un positivo passo avanti verso la conservazione dei film, della forma d’arte che amiamo”.