Ho visto la mostra: "Il racconto del riso" di Gianni Berengo Gardin

Il nuovo lavoro fotografico di Gianni Berengo Gardin è un ritorno in quella "Terra di Risaia" che già lo aveva ospitato qualche anno addietro.

Il nuovo libro, "Il racconto del Riso", e con esso la nuova mostra al centro Forma è l'occasione per approfondire nuovi temi sulla coltivazione del riso nel vercellese.

Le foto in mostra non sono moltissime ma ben organizzate in temi che poi si ritrovano anche all'interno del libro che accompagna la mostra. Sono grandi stampe ai sali d'argento 50x70 e rendono bene l'idea del paesaggio e delle vita moderna delle cascine. Meno efficace, a mio modesto parere, la parte fotografica del tempo che fu dove vengono rifotografati dall'autore vecchi posti e cimeli di una vita di risaia scomparsa.

Il lavoro rimane ai massimi livelli come ormai da tempo Berengo Gardin ci ha abituati e getta un occhio indagatore su questa realtà rimanendo tuttavia sempre un po' distante da questo mondo agricolo del vercellese e non assurge mai ai livelli degli scatti più tipici di questo grande Maestro della Fotografia. Alcuni scatti invece risultano molto drammatici e riusciti in grado di trasmettere la tensione fra la natura e l'uomo che raramente si coglie con uno sguardo distratto mentre si viaggia sulle strade della terra del riso.

Il libro dall'omonimo titolo edito da Contrasto, è molto ricco di fotografie e sarebbe stato interessante se si fosse organizzata una mostra più vasta di quella allestita.

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Gianni Berengo Gardin

Sul Maestro, come viene comunemente chiamato Gianni Berengo Gardin, si è detto e scritto forse tutto e certamente non ho molto da aggiungere. Tuttavia poterlo incontrare e ascoltare le sue parole, sentirlo commentare alcune delle fotografie che lo hanno reso celebre è stato per me non soltanto una grande emozione ma un vero privilegio.

Gianni Berengo Gardin a Villata (VC) in occasione di una sua retrospettiva

Gianni Berengo Gardin a Villata (VC) in occasione di una sua retrospettiva

L'occasione me l'ha fornita una retrospettiva su di lui a Villata (VC) che si è tenuta oggi. E' un uomo semplice dagli occhi piccoli e con dei modi di fare molto informali. Consapevole del suo naturale talento tanto che una sua battuta a proposito di Capa mi è rimasta in mente: "Lui era un Dio io sono solo Santo", ha commentato con simpatia e anedotti molte delle sue più famose fotografie. Ha raccontato ad esempio che un giorno gli si presentò un uomo che lo salutava con modo amichevole come se lo conoscesse da tempo e lui fu costretto a domandare chi fosse, l'uomo si presentò come l'emigrante che oltre 20 anni prima aveva ritratto alla frontiera fra Italia e Svizzera.

L'occasione è stata interessante anche perchè si sono affrontati diversi temi dalla tutela del diritto alla privacy molto spesso solo un pretesto per estorcere del denaro ad un fotografo famoso, alla polemica sul digitale di cui non si dice in linea di principio nemico ma ritiene che possa non esserci quella durabilità che invece con la pellicola ha permesso di poter stampare ancora fotografie di 50 anni fa. Non si è mancato di affrontare la diatriba fra fotografia istantanea e fotografia posata nel reportage alla quale ha detto di avervi fatto ricorso solo in occasione di 3 fotografie durante la sua lunga carriera.

Due cose mi hanno colpito in particolare, la prima riguarda la sua lunga e ancora attiva carriera, ho avuto infatti modo di vedere e sentir commentate alcune fotografie non più vecchie dello scorso anno e questa cosa mi ha reso Berengo Gardin molto vicino, non so perché ma riesco a non vederlo più come un'icona da conferenze e convegni ma finalmente come un vero e reale Fotografo impegnato. Anche vedergli al Leica sulla spalla mi ha restituito l'immagine del fotografo sempre pronto anche in occasioni in cui potrebbe non dover fotografare.

La seconda cosa che mi ha colpito è stata la proiezione di una sorta di backstage nel quale si mostrava il lavoro di Gianni Berengo Gardin mentre fotografava nelle Terre delle Risaie e quì l'ho visto per la prima volta alle prese con Nikon e teleobiettivi, è stato curioso vederlo alle prese con macchine reflex diverse dalle sue amate Leica e in quel backstage ho quasi visto in lui, quant'anche sia un fotografo geniale, un modo di lavorare comune alla maggior parte dei fotografi. Un utilizzo finalizzato allo scopo delle attrezzature ed un sfruttamento a scopi fotografici di momenti e persone.

Devo dire alla fine che sono rimasto molto soddisfatto dall'aver potuto incontrare il Maestro e soprattutto veder avvalorata la mia idea di Fotografia come qualcosa di naturale e fluido che racconta storie di uomini ed emozioni senza la ricercatezza spasmodica di tecniche finalizzate a realizzare una fotografia esteticamente perfetta ma priva di contenuti.

Gianni Berengo Gardin mi firma il libro "Terre di Risaie" 

Gianni Berengo Gardin mi firma il libro "Terre di Risaie"