William Klein è fra i fotografi viventi più controversi. Personalmente non posso che ammirare alcuni suoi scatti e rimanere sconcertato davanti ad altri. Ad ogni modo William Klein è un artista: non è un fotogiornalista, non è un fotografo di moda, non è un fotografo di reportage.
La mostra in corso a Milano ci concede l’occasione per ripercorrere la sua intera produzione e la sua evoluzione artistica. Le sezioni della mostra sono organizzate in tal senso partendo dalle prime astrazioni che espose al Piccolo Teatro di Milano nel 1952 invitato da Giorgio Strehler, e via via attraverso i lavori più noti su New York, Roma, Mosca, Tokyo senza dimenticare la moda, i provini a contatto dipinti e i film. C’è tutto, e purtroppo troppo.
C’è una carrellata su tutto ciò che William Klein è stato ed ha fatto ma, a mio avviso, questo ha tolto spazio proprio alla fotografia. Le fotografie sono scenograficamente enormi, ti avvolgano nelle loro dimensioni ma ti allontanano per poterle guardare. Le sezioni sono introdotte da enormi scenografie murali. I pannelli spesso montati in quattro fotografie accostate le une alle altre rendono le scene enormi e dove invece sono esposte fotografie e non pannelli queste vengono sovrapposte in file di tre o più foto o addirittura intere pareti di fotografie accostate le une alle altre. Tutto è molto scenografico.
E’ interessante vedere gli scatti più famosi di Klein in grande formato ma avrei voluto avvicinarmi alla fotografia per apprezzarne i dettagli ed entrare in sintonia con essa piuttosto che allontanarmi per vederla e rimanere vagamente distratto dalle altre fotografie intorno. Purtroppo oggi il senso comune della fotografia è quella di avere stampe a dir poco grandi, frutto forse dell’interesse dei galleristi per la fotografia e nel trattarla quasi a metro quadro.
Interessanti invece nella mostra sono i grandi pannelli che illustrano le sezioni. Nella sezione dei printed contacts ad esempio si apprende come Klein vide la possibilità di inventare un nuovo tipo di oggetto artistico unendo pittura e fotografia.
Lo sguardo di Klein sulle realtà urbane da lui indagate ha sempre un filo conduttore che spiegherà bene recandosi a Tokyo: guardare e fotografare senza giudicare. Una lezione interessante, non esclusiva di Klein tuttavia, riguarda come non sempre e necessariamente sia interessante la fotografia che ritrae esseri umani in quella che comunemente viene chiamata street photography.
La mostra è in corso al Palazzo della Ragione a Milano fino all’11 settembre 2016.