Parco, Novara 8 dicembre 2013
La giornata era stata caratterizzata da una fitta nebbia e un freddo umido che ti entrava nelle ossa, una tipica domenica di festa tardo autunnale da passare vicino al caminetto.
Non avendo un caminetto in casa e reduce da un pranzo pesante con amici decisi di uscire per fare due passi e scattare ancora qualche foto con la vecchia Rolleiflex armata con rullino 6x6 a 400 iso, vista anche la perfetta giornata per fotografie d'atmosfera.
Senza troppi indugi mi sono diretto verso il parco cittadino dove avrei incontrato un amico che mi avrebbe fatto compagnia nella breve passeggiata.
Iniziai col fare alcune prove con la macchina fotografica e testarne l'esposimetro: giusto qualche scorcio da catturare in bianco e nero. Ci incamminammo parlando del più e del meno verso il lungo vialone alberato che, data la stagione avanzata, mostrava solo poche foglie sopra i rami e si apprestava a diventare un viale di alberi spogli e spettrali in una nebbia che iniziava a calare inesorabilmente. Alla fine del viale e prima del grande monumento che si erge al centro di una piazzetta circolare, decidemmo di prendere la via più interna e cercare ancora qualche scorcio interessante. Proprio sull'ultima panchina sedevano due signore intente a parlare e bere qualche cosa da un grosso termos che avevano con loro. Si trattava quasi sicuramente di due immigrate ucraine che svolgono in Italia diversi lavori fra cui l'attività di badanti ad anziani e malati.
Le superammo senza curarci troppo di loro e svoltammo alle loro spalle per rientrare verso il monumento centrale. Appena le superai tuttavia la scena mi parve subito interessante: il parco e le panchine piene di foglie, queste due signore intente nei loro discorsi e le loro biciclette appoggiate sul retro della panchina che ora vedevo di fronte a me.
Mi allontanai di qualche passo e piazzai il cavalletto facendo un paio di scatti da lontano, forse da troppo lontano. Mi avvicinai ancora un po, non avevo intenzione di riprendere la signore in modo molto riconoscibile ma solo rendere la scena e l'atmosfera tardo autunnale. Tuttavia sapevo anche di non doverle spaventare dal momento che potevano essere giustamente timorose verso chi senza motivo le avrebbe fotografate. Così andai da loro e gli chiesi il permesso di riprendere la scena. La signora che ora era in piedi e con capelli castani ed un grazioso cappello in testa mi chiese perché avrei voluto fotografare ed io con un sorriso dissi che era per un puro spirito artistico vista la giornata perfetta con la nebbia e la graziosa scena che avevano involontariamente creato davanti ai miei occhi. La signora continuava ad essere un po perplessa e diffidente ma la sua amica, più anziana e con lunghi capelli bianchi che un tempo dovevano essere biondissimi e con due occhi di un blu cobalto profondi, assecondò il mio fine e spiegò all'amica come l'atmosfera era effettivamente molto fotografica e forse artistica.
Avuto così il loro consenso tornai dietro il pozzetto della mia reflex e scattai tre foto a forcella per esser certo di catturare la scena. Appena terminato mi avvicinai nuovamente alle signore per ringraziarle ed iniziai vagamente un dialogo sulle fotografie, gli chiesi se per caso erano ucraine e mi risposero affermativamente e che il loro accento le indicava come provenienti da quel Paese che ora viveva un periodo particolare. Infatti mi ricordai di aver letto in settimana sui giornali del fallimento del movimento popolare per indurre il governo ucraino a presentare domanda d'ammissione all'Unione Europea. Le signore trovarono interessante che conoscessi le vicende interne del loro Paese e si disposero di più per parlare. Si presentarono come Natalia e Natalia: avevano entrambe lo stesso nome.
Erano sicuramente molto colte soprattutto la signora più anziana che mi diceva di come loro speravano in questa possibilità per poter entrare nella UE da molto tempo. La più giovane delle due Natalie mi ricordò che il Piano Marshall aiutò l'Italia nel dopoguerra e che noi eravamo figli di quelle scelte politiche degli stati vincitori della seconda guerra mondiale cosa che loro ucraini non avevano avuto a causa del potere russo. Citò l'evento di Volvograd o Stalingrad come momento di svolta per il mondo intero contro i nazisti ma nulla gli fu riconosciuto. Ammisi che la battaglia di Stalingrado fu un evento importante per tutti i russi, al che mi corresse dicendo: "Per tutti i popoli dell'Unione Sovietica". Ribadiva così la volontà forte di nazione e non solo di identificazione con la Russia vista per lo più come giogo.
Infine mi illustrarono brevemente il loro modo di ritrovarsi in un parco per mangiare o bere qualche cosa in compagnia e che spesso gli italiani non capiscono.
Quando le salutai mi sentii un pò in colpa perché capivo che una chiacchierata fra persone di culture diverse: vengono viste solo come extracomunitari dedite a lavori non qualificati. Credo che avremmo parlato ancora a lungo se non avessi dovuto riprender la strada verso casa. Ci salutammo auspicando che in un'altra occasione che il caso avesse voluto regalarci avrei fatto qualche altra foto.